e con queste stoffe colorate e appariscenti si preparavano gentili sottogonne, carpite. Esse venivano orlate con la rumano, ossia con trine d’ argento a vario intreccio, molto graziose. Per le adunate dei costumi d’Italia a Venezia dello agosto 1929 furono trovate ancora a Dignano tre di queste sottogonne dei secoli passati, e sono di una rara conservazione e bellezza per il tessuto casalingo e per l’orlatura fatta con trine d’argento. Una è gurgan verde, l’altra di color amaranto e la terza di color di fiamma viva. Con un filo di lana più greve veniva intessuta altra stoffa detta greiso. I licci (leissi) che accoglievano i fili dell’ orditura venivano mossi mediante quattro cal-cole ; così il tessuto riusciva a spinatura dritta e non mai a spina-pesce. Nella tecnica del tessere il filo tramato per la produzione di tale stoffa non veniva battuto compatto mediante il pettine (fèisse) sicché la trama riusciva piuttosto chiara, e, poiché doveva servire per un drappo speciale, era necessario che il panno acquistasse poi una superficie feltrata caratteristica del drappo stesso ; doveva quindi venire assoggettato ad altra operazione; il panno si mandava a valcà, ossia a gualcare nella gualchiera (Pisino), ove nell’ acqua corrente subiva una lavorazione e lavatura speciale. Esso veniva disteso sovra un forte pavimento di legno di quercia (pila), coperto dell’ acqua. Grossi magli, mossi attivamente dalla forza motrice dell’ acqua, vi battevano sopra e davano al panno una sodatura regolare e una superficie feltrata ; i fili ridotti a peluria ricoprivano la trama e 1’ ordito intrecciandosi in modo da raffittire il tessuto. Con questo panno si preparavano i bureici (buricco), mantelli talari, fatti a sacco, con breve taglio in fondo alla schiena. Il buricco aveva largo bavero rovesciato intorno al collo e le maniche rimboccate. In seconda linea si confezionavano con questa stoffa calzoni pesanti per 1’ inverno e giacche grevi. 265