- 87 - ALBA SUL VIALE Cieca era l’alba, sordida, grigia. Con gli occhi vitrei dormivano i negozi ancora, e nella polvere sollevata della deserta contrada pigri i portinai spazzavano pieni di sonno, come demoni lenti, come burberi coboldi. Ad un tratto s’accese tra due muri divisori improvvisa la brace del cielo orientale: su ogni vetro caddero cento piccoli soli e sul sudiciume dell’asfalto rotolarono intorno i mille e mille carati della luce infinita. Era una malìa il viale. Ebbra beveva una acacia meschina la soave luce solare, e qua e là tra la verde sua chioma il primaverile tesoro timido tremolava scolorito: uno e due grappoli in fiore. Voce terrena ancora non rispondea alla luce, solo dei colori cantavano le allodole allegre: cantava in una mostra una cravatta una lilla canzone; poi le meditanti campane con un suono emersero sordo e pieno. S’udì l’ululare di triste sirena, e sulle rotaie logorate sbucò con un gemito il tram sulla piazza: fu giorno, e s’avviò il posato lavoro faticoso e già nessuno vedeva come gettava ancora il sole sulla mano d’una lavoratrice fanciulla un bacio d’oro.