- 37 — LA RADIO CANTO E MEDITAZIONE I. Meditazione. — Per molti secoli l’uomo credette, che dileguato il suono esso si perde nella lontananza e muore, come l’anima che si parte. Ma come mai può morire quello che ebbe vita un giorno? Il suono, quand’anche già tace, non è ancora perduto; il suono è immortale, e quando nessuno più lo sente, vive e prosegue nel suo volo. Ed in quell’eterno, tremendo e muto tumulto noi percorriamo le nostre strade. Pazzo diventerebbe chi un giorno Io udisse. Aleggian quaggiù intorno alle nostre orecchie tutte le voci della terra, ma la piccola radio del nostro orecchio afferra sì poco dell’ immenso concerto, che parte in ogni momento da tutti i punti del globo terrestre verso un divino Orecchio. CANTO Siedo sul monte, che è mio, lontano dal mondo e mi giungon del mondo le voci: campane, fischi di merli, ed in alto la risonante volta [celeste, e giù la città nel basso, formicaio ronzante, di colpi risonante officina, treno diretto lo spazio intessono con l’ago dalle mille strepitanti punte. Oh, dei grilli aghi acuti, fuse nell’aria salienti voci di macchine e d’ali, ricco ordito dalla terra al cielo, così sonore voi vi effondete; ma quanti suoni muti ancora, come invisibil scrittura,