IL DIALETTO DI DIGNANO Non v’è dubbio che nella penisola istriana ai tempi di Dante veniva parlato un dialetto comune, istriano, ovunque sino alla linea di demarcazione dei paesi latini tanto a settentrione quanto a oriente della penisola. I facitori dell’Atlante linguistico nei loro studi severi e stringati potranno indicarci la formazione, l’affinità e magari pronosticare la sparizione più o meno drastica delle reliquie del nostro passato, ma intanto bisogna riconoscere che il nostro idioma, l’antico istriano, appartiene al gruppo dei dialetti italici, a uno dei quattordici volgari vagliati da Dante, che ora di giorno in giorno va sparendo, soffocato e circoscritto a Dignano e Rovigno. Questo prezioso cimelio dell’ antica parlata istriana è un retaggio che i nostri padri hanno ereditato dai loro avi e trasmesso di generazione in generazione risalendo ai primi abitanti dell’ Istria quando ancora non si apparteneva alla storia. Questo linguaggio conserva tuttora le tracce di quell’antica parlata istriana preveneta affine al dialetto dalmatico, all’ italiano preveneto della Dalmazia che si è spento ultimo nell’ isola di Veglia (Dal Bollettino della Dante Alighieri, 1932). In seguito alla caduta di Nesazio, 1’ antica capitale istriana, l’attuale territorio di Dignano venne a far parte dell’agro di Pola romana, dove indigeni e latini si confusero nel parlare il verbo di Roma dando origine a quel dialetto istriano - latino che ancor oggi vive fra le pareti domestiche o nelle brigate chiassose dei nostri popolani. Molto sofferse tale parlata per i contatti estranei e non soccombette per vicende politiche, ma resistette conservando nelle parole radici e flessioni antiche. Venezia la modificò alquanto perchè visse con noi anche nei commerci, la modificò con la sua marina gloriosa, 256