commercio ; all’ incontro nel comune rustico prende vigore il sistema feudale e 1’ antico colono è ridotto a servo della gleba. Dopo 1’ anno 1000 però spariscono nell’ Istria tutte le traccie di servitù personale e non vi sono che coloni e piccoli possedimenti soggetti a decima, sottoposti all’autorità del principe, non a quella del padrone (Kandler). Successivamente in quel torno di tempo i patriarchi di Aquileia e la repubblica di Venezia si disputano il possesso di queste terre (1149). In seguito alle guerre si manifestano pestilenze e malaria che decimano la popolazione, e i superstiti abitanti sono costretti ad abbandonare i deserti villaggi, per cercare riparo e salute nei prossimi centri abitati. Le ville che preesistevano all’odierna Dignano, sparse nel suo circondario, come quelle di Bagnole, Guran, San Quirino, San Lorenzo, avrebbero decretato o si sarebbero degnate (dignà - degnare) di confondersi dando così origine al capoluogo che ebbe nome Dignano2) dopo di essere stata però centro di una Sors dell’ agro comunale di Pola, ATINIANUM od ALTININIANUM. Dicesi che Fasana, superba del suo mare, rifiutasse tale legame con altre ville. Questa leggenda si accompagna a quella dei “ grumasi “ (cumuli di pietre) de la sorte. Ossia i vecchi avvaloravano la tradizione (così M. Tomasini, 1595-1654), che Dignano si fosse formata dalla riunione di sette borgate che decisero di vivere in comune e affidarono alla sorte quale delle borgate dovesse dare il nome al nuovo centro ; il posto dove si suggellò tale patto pare sia stato nei pressi della località di San Lorenzo, in prossimità alla casa Biasiol (Borìn) e quel sito fu chiamato il “ Grumazzo della sorte “ come a indicare 1’ abilità dei dignanesi nello scagliare sassi e colpire nel segno. Dignano continuò nella sua romanità, pur sfiorando poi Venezia negli usi e nei costumi con la sua devozione di attaccamento per 1’ Italia. 4