sia un pò pagano in certe circostanze della vita, nei suoi entusiasmi e in qualche futile credenza ; egli ha fondata la sua superstizione su una eredità tenace e millenaria, romana. E dei nostri antichi progenitori ci resta ancora a Dignano riminiscenza del culto degli alberi e della offerta alla divinità, culto che si l'innova inconsciamente ogni anno alla vigilia di Natale, prima di incominciare la cena tradizionale. Il più vecchio di casa, sul punto di assidersi al desco versa una cucchiaiata di tutti i cibi e delle bevande sul ciocco, come a renderlo partecipe della gioia del banchetto. Egli non pronuncia le parole rituali dell’ antico romano, ma nella forma il contadino ricorda il lontano “ Libo libi lupiter “. Anche gli animali da lavoro, il bue e 1’ asino nella Santa Vigilia venivano trattati con preferenza. Avevano pasti abbondanti e il miglior fieno. Il padrone di casa esternava così riconoscenza perchè essi riscaldarono nel presepio con il loro fiato il Bambinello Gesù. Altra riminiscenza di tramontato culto pagano si riscontrava nell’ uso che si faceva del pane, abbondantemente confezionato in casa nell’ ultimo giorno delle tempora di inverno. I migliori possidenti regalavano di questo pane alle famiglie povere di loro conoscenza e perchè confezionato sotto quelle tali circostanze si serbava sano fino al Natale dell’ anno venturo. A questo pane si attribuivano diverse virtù. Con esso si preparava la panàda ossia il cibo che doveva rompere il digiuno nella Santa Vigilia e veniva poi usato come primo cibo dato agli ammalati che superavano malattie gravi ed acute, la panadella. Non basta : i mietitori usavano con tale pane far la zuppa nel vino nell’ incominciare “ le bate “ (la trebbiatura) ; con le bricciolette rimaste in fondo all’ ultimo vino del boccale (la cupìta) venivano asperse le biade per invocare 1’ abbondanza del raccolto. 238