nelle smanie neanche per curare la vite. Negli anni passati in cui essa andava soggetta a tante e svariate malattie, come al presente, dopo averla potata e legata essi chiudevano subito il porter (la porta) e non entravano quasi più nella vigna, senza attendere per 1’ astensione la settimana della Maddalena, periodo in cui non si mette piede nel vigneto, essendo pericolo che 1’ uva si secchi. “ La setemana de la Mandalena nu se va per le piantade parchi 1’ ouva se sica. La setemana de la Mandalena nu se meto al ver-ghèin in tera. “ Effettivamente nei tempi patriarcali i nostri nonni dopo aver potata la vite, lasciavano incolto il terreno, 1’ erba cresceva folta sotto i tralci e prima di vendemmiare falciavano 1’ erba per camminare liberamente fra i solchi. Se la vite così trascurata non intristiva voleva dire eh’ era difesa da residui carbonizzati del ceppo di Natale nascosti sotto il cavurnal (prima vite del filare della vigna), nel giorno di Natale. La bachicoltura, florida per il passato (periodo T. Sotto Corona), sparì per incanto ; non vi è più lo stabilimento bacologico T. Sotto Corona che spingeva i suoi ottimi prodotti anche nei paesi balcanici. Il defunto Giovanni Dottor Cleva, già benemerito podestà di Dignano (1909-1912), aveva sperimentato e studiato un piano per 1’ impianto di una distilleria di erbe aromatiche e per la confezione delle essenze. Egli scomparve (1912); la menta, il timo, la salvia, il rame-rino rimangono dimenticati fra i rovi. Il sistema di lavorazione però è molto migliorato di fronte agli anni passati ; si trovano degli agricoltori impareggiabili ed è peccato che non si possono adoperare nei nostri campi le macchine dei grandi centri agricoli oltre che quelle di piccola mole, essendo che la proprietà terriera è troppa frazionata e divisa dalle “ ¡nasiere muri a secco, che recingono le campagne. Se 60 ...