costumi antichi si ferma davanti a S. E. La signorina Maria Gaspard, affascinante tutta nel suo abbigliamento, porge un dolce saluto : Eccellenza, quando il popolo del nobile Castello di Dignano veniva visitato dal Rettore veneto ; quando il suo agro era vegliato dal Leone regale nel dì di San Marco la gente si affollava sotto il vessillo della Serenissima, movendo in processione. La donna vestiva fini drappi di damasco e per distinguere la solennità, le ragazze mutavano per tre volte il vestito, usando le maniche più belle, le brazzarole, piene di sfarzo trapunte in argento. Passò quella bellezza di vestire, ma oggi, quasi a ricordare il passato, si volle indossare, per festa cittadina, la foggia medioevale, che, come dal Rettore veneto era tenuta in onore, fu premiata nel passato agosto a Venezia, fu ammirata a Roma dal Duce Grande nella celebrazione del grano, rilucente fra 63 mila rurali nell’ immenso corteo del novembre 1928. Sempre quella donna, Eccellenza, dopo secoli, con passo libero e franco muove verso di Voi, che di questa Regione, Prefetto amato, rappresentate qui la Gloria di Venezia legata eternamente con la Potenza di Roma. A. S. E. il benvenuto, il saluto nostro di attaccamento leale, istriano. E con il saluto a Voi tutto il profumo dei nostri poggi coperti d’erica e di timo, tutta la fragranza della nostra vite da cui geme il vino di Rosa e questi fiori dicano a V. S. per noi tutto quello eh’ io non Vi so dire (e porge un mazzo di garofani). S. E. lo accetta, ringrazia sorridente e dice poi anche alla donna : ......“ Accanto agli omaggi ho ricevuto le parole gentili delle donne e questa è la prova che Dignano è tutta qui, raccolta nella piazza a rinnovare il voto di fedeltà al Regime, che ho l’onore di rappresentare in questa generosa terra istriana. E’ d’ altronde la manifestazione di quel sentimento che tenne unita Dignano alla Serenissima, che pugnace seguitò sotto il servaggio, che esplose poi come un cantico di vittoria nelle memorabili giornate della redenzione per rinnovarsi infine oggi sotto l’emblema del Fascismo : continuità spirituale dunque la cui essenza fu, è, e rimane squisitamente, tenacemente italiana ". Ecco in chiusa altro episodio di vita nostra. 94