r arte tessile, d’ origine antichissima, qui, come altrove, fu esercitata nei tempi andati come nei recenti, insinuandosi sempre come arte sovrana fra i lavori casalinghi. In sul finire del secolo passato il ricamo, specie a impuntitura e a rammendo, sui fazzoletti bianchi, che venivano regalati all’ uomo, o sul tulle, e le arti tessili erano ancora coltivate ; oggi non più. Il ricamo prese altro indirizzo ; il tessere si limita ora a poco lavoro per il bisogno del contado. Per il passato in ogni rione, in ogni contrada si sentiva il battere cadenzato della cassa del telaio misto agli acuti delle canzoni che lo accompagnavano. La me’ murosa bela a zi de quìle, de quìle che lavura nel telajo ; che slouso i oci cumo dui candile : la zi ’na riosa de ’1 mese de majo. Le donne indefesse filavano di giorno sedute sui ballatoi, sulle porte di casa o sulle calli, mentre nelle lunghe sere invernali stavano accanto all’ ampio focolare a preparare, con lavoro distribuito, i filati di lana, di canapa e di lino con i quali i tessitori componevano poi T orditura. Il telaio oggi è pressoché scomparso da noi, i due esemplari tarlati che ancora rimangono a Dignano sono relegati, uno nel vecchio rione di San Giacomo, 1’ altro nella via Santa Caterina e destano una certa curiosità nei passanti e in quanti si interessano di osservare i due vecchi arnesi. Le donne filavano senza posa : lino, canapa e la lana, questa in quantità tale da poter preparare le stoffe da confezionare poi i vestiti d’ uso e i riservati. La lana filata si tesseva nel suo colore naturale senza subire modificazioni e dopo invece il tessuto veniva tinto in nero o in bruno per la confezione dei vestiti. I fili che servivano per comporre 1’ ordito e la tra- 263