* XXXI * LIBRO SECONDO IVientre che il Generale attendeva alla fortificazione, un 147.? Antonio Siciliano, giovine di grande ardire e di «aro valore, deliberato di fare una grande impresa, venne a trovarlo ; e gli narrò come egli fu preso a Negroponte, e poi stette ischiavo per lungo tempo a Gallipoli; e che stando quivi avea osservato che l’arzanà del Turco stava la notte senza guardie. Oltra di ciò, che presso al detto arzanà era un magazzino pieno di tutte le cose che bisognano ad un’armata; come vele, corde, e altre tali cose, le quali basterebbero a fornir più di trecento galee. Si offerse egli dunque al Generale, quando egli desse quelle cose che gli bisognavano, di andar a metter fuoco e abbruciare quel magazzino con tutta l’armata . Le cose che gli faceano di mestieri erano una barchetta da pescatore con sei compagni, con la quale fingendo di esser mercante potesse passar i Dardanelli ; perciocché il Turco dove l’Ellesponto più sì ristringe avea fabbricato da una parte e dall’altra due fortissimi castelli, uno all’incontro dell’altro; ne*quali avea fatto porre molta artiglieria, con ordine espresso a’ castellani che gettassero a fondo qualunque passar volesse senza licenza. Il Generale adunque laudato il giovine, gli fece grandissime promesse, quando egli conducesse a fine cos\ nobil proponimento: poi gli fece dare le cose ch’egli richiedeva. Antonio apparecchiate le cose necessarie, fra pochi giorni., fingendo di esser mercante, passò oltra i Dardanelli., e in quel giorno stesso venne a Gallipoli, e si pose