* LXV * nato del suo ritorno alla patria; quando giunse a lui Tarn- 1474 basciadore de’congiurati, esponendogli quanto aveva in commissione. Il Generale avendolo udito e gravemente ripreso, da se lo licenziò. Considerando poi di quanta importanza fusse questo fatto, stimò non esser tempo da tardare; e chiamato a se l’Ammiraglio, gli comandò che ponesse all’ordine l’armata. Erano quivi a caso sette galee grosse da mercanzia, quattro che andavano in Alessandria, e tre in So-ria . Egli le fece ritener tutte; e mandò quelle d’Alessandria in Candia, avvisando il Duca dello stato in cui erano le cose di Cipro. Sono in Candia molti cavalieri feudatarii, i maggiori de’quali, quando fu mandata la colonia in quell’ isola, aveano avuto in godimento varii casali con quest’obbligo di servire nella milizia a cavallo nell’occorrenza. Comandò adunque al Duca, che mettesse insieme quanto più numero di cavalli egli potesse, e che gl’imbarcasse nelle dette galee. Oltra di questo, che egli ritenesse tutte le galee da carico che gli capitassero, e che le mandasse riempite di vettovaglie e di soldati presi dalle guarnigioni delle città e luoghi nell’isola, e di arcieri Candiotti : tutta questa gente la spedisse ad aspettarlo a Rodi., perciocché quivi aveva egli deliberato di far la massa , e indi poscia passar j. in Cipro. Le tre galee di Soria mandò a Napoli, comandando al Capitano che mandasse sopra di esse quanti cavalli potessero portare, e che le indrizzasse verso Rodi. Esso poi tolti della città della Morea molti di quei soldati che si trovavano ne’presidii, li distribuì sopra le galee ; e appresso questi per ogni galea imbarcò dieci cavalli ; e sopra due galeazze, che sogliono dietro l’armata condurre le cose necessarie, pose delle vettovaglie e munizioni d’artiglierie e I altre