* LXXXIV * dano Gritti morì in Cattaro. Stefano Malipiero Proveditor del Mocenico vedendo che l’inimico con la sua partita avea lasciato ogni cosa sicura ; licenziata T armata , comandò a’ Sopracomiti che andassero in luoghi più salubri, e attendessero alla loro sanità e delle loro ciurme; perciocché quasi tutti per lo mal aere della Bogliana s’ erano ammalati. Esso similmente ammalato se ne venne a Venezia. Or egli mi sarà lecito nel fine di questa operetta affermare, che avendo letto e udito molti rari gesti de’Veneziani ; non ho trovato alcun Capitano, che per invitto valore col Mocenico sia da potersi paragonare. Imperciocché chi v’ è mai stato che antivedesse più saggiamente le cose future? chi ordinò le presenti con miglior prudenza? e chi amministrò le cose tutte con maggior accortezza e diligenza, di lui? Prevenendo egli tutti li consigli degl’inimici, non lasciò mai loro tempo da farne danno. Cominciò e finì le battaglie con pari felicità. Paziente della fatica, e di pochissimo sonno , era tanto sobrio, che si contentava di vitto piuttosto da soldato, che da Generale. Sempre in pensiero e intento a non lasciare al nemico alcuna occasione di prosperità , mai non restava di recargli qualche grave danno . Oltrecché prese città, e guastò e rovinò provincie intere; prese ancora molte galee di Turchi cariche di mercanzia, e più di quaranta fuste di corsari co’loro schifi. I corsari fece tutti impiccare per la gola: le navi fece abbruciare, o le lasciò per comodo delle città suddite a’Veneziani. Per la qual cosa in tutto il tempo di quattro anni, eh’ egli stette Generale, la Repubblica Veneziana non soffrì pur un minimo danno. Ardirò dunque di anteporre quest’ uomo valoroso non solamente a’nostri Generali; ma ancor a que-