* VII * Turco dubitando, come io stimo, non forse per la perdita 1471 di Negroponte tutti li Prencipi Cristiani cospirassero insieme a’suoi danni, deliberò di tentare se poteva in qualche modo accordarsi co’Veneziani; ovvero tirando il tempo in lungo, far sentir meno la percossa della perdita di Negro-ponte ; valendosi in ciò dell’ opera di sua matrigna donna Cristiana figliuola che fu di Giorgio già Despota di Ser-via. Costei di volontà del figliastro mandò uno de’ suoi familiari, il più fidato che avesse, a Venezia, facendo intendere che i Veneziani mandassero ambasciadori al Signor Turco; assicurandoli che se manderanno, concluderanno la pace secondo il lor desiderio . Furono mandati due ambasciadori , Niccolò Cocco e Francesco Cappello ; i quali montati sopra di una galea, prima andarono alla figliuola del Despota, la quale allora si trovava in un certo casale della Macedonia concessole dal figliastro. Quindi, poiché ebbero parlato alla detta donna, per terra se ne andarono a Costantinopoli ; dove salutato secondo l’uso il Signor de’ Turchi, trattarono il resto per interpreti: e non èssendo concordi delle condizioni , gli ambasciadori avvisarono il Senato dì quanto il Turco voleva fare ; il quale non contentandosi delle condizioni, richiamò gli ambasciadori. Fra questo mezzo Francesco Cappello se ne mori di febbre : e Niccolò Cocco suo collega sopra una barchetta di pescatori andò prima a Lenno, poi ritrovata quivi una galea Veneziana, in Candia se ne tornò. Fra minato, colli Duchi di Milano e di Modena, e co’Fiorentini; a’quali si aggiunsero anche il Re di Cipro, il Gran Maestro di Rodi, e il Duca di Borgogna. Santtdo Vite de Dogi pag. n