* LXXVI * mici, e portò le lettere ai Generali ; nelle quali Antonio scriveva che per lo sito del luogo, per lo valore de’suoi, e per le fortificazioni fatte, si stimava inespugnabile: ma perchè i successi della guerra eran dubbiosi, li pregava che si sforzassero di dargli soccorso ; la qual cosa però anch’ egli vedeva bene che sarebbe stata difficile, per avere il nemico patentissimo con buone guardie serrati tutti li passi. I Generali lette le lettere, scrissero al Boldù che con Iua-no si affrettasse . Il Boldù avea già messo all’ ordine ogni cosa: e Iuano avea già unito gran numero di fanti, a’qua- li avea dato per Capitano Giorgio suo fratello. Oltra quattro fuste che il Boldù avea fatte costruire, avea ancora nell’ armata trenta barche atte a navigare nel fiume, e queste bene provedute di armi. Un monte v’ è, che si estende dai confini de’Risonii continuamente insino alla Bogliana, il quale abbassandosi a guisa di un promontorio verso la riva della Bogliana all’ incontro di Scutari finisce ; tutto aspro e sassoso, e impossibile da passar con cavalli. Il giorno determinato adunque Giorgio su per la schiena del monte si avviò colle sue genti verso di Scutari e il Boldù coll’ armata lo seguì appresso per lo lago. Aveano mandato le Confraternite, che scuole si chiamano , di Venezia settanta picciole barche da’pescatori armate; perchè le galee per lo poco fondo del fiume non poteano pervenire al castello . I Generali mandaro-^ no l’Ammiraglio con 1’ armata di quelle picciole barche, per tentare se in qualche modo si potesse congiunger co’nostri. Egli coperte bene le dette barche co’tavolati, per non ricevere offesa dagl’ inimici che stavano sopra ambedue le rive ; a forza di remi a contrario del fiume andò verso il castello .