* XXVII * notte, il terzo giorno sulla mattina giunse a Smirna; una 1472 parte della quale è situata in monte, l’altra, e la maggior re, nella pianura * ma la montagna è meglio abitata . Allora i nostri senza indugio discesi delle galee, circondarono ad un tratto tutta la città: molti per le scale, altri per le ruine delle muraglie (perchè, come ho già detto, in molti luoghi erano rotte) passarono nella città. Gli Smirne! oppressi da così inaspettato danno, pieni di timore, non sapeano che si fare. Altri prese Farmi, se n’andarono alle mura rotte della città ,( e furono alle mani co’ nostri , i quali per moltitudine e per valore superiori li tagliarono a pezzi. Altri montando in cima le case facevano danno a’nostri con tegole e con sassi ► Le donne anch* esse paurose con le loro figliuole rifuggivano co’ crini sparsi alle loro moschee, abbracciando gli altari e invocando il suo Profeta Maometto : molte co” piccioli figliuolini si serravano in casa.. I nostri presa la città,, la corsero tutta * saccheggiando ogni cosa. Altri traevano dalle braccia delle madri i figliuoli,, prendendo anco le madri stesse. Altri levavano fuori de’tempii la moltitudine delle donne, che facevano resistenza e invocavano il loro Maometto y strascinandole per li capelli. Una vedova nel passare presso alla sepoltura del suo marito , abbracciando la sepoltura, quasi come fosse vivo , lo, pregava che la aiutassey dicendo: Ahimè J; potrà mai alcun; barbaro inimico separar noi, che vivi essendo niuna forza ha potuto mai separare ? E non potendosi in niun modo levar di là,, un soldato presa la spada le tagliò il capo, che volentieri stendendo il collo ella gli porse,, dicendo:1 Va*, accompagnati ora col tuo marito. Molti, non si curando de’ prigioni, attesero a saccheggiare B z, le