* XLVII * Mentre che in Caramania si facevano queste cose, per 1473 la lontananza de’luoghi, niente di vero, fuorché vani ru. mori, si sapeva dell’ esercito del Re di Persia e dell’ espe-dizioni del Turco. Il Generale adunque non avendo altro che fare nella Caramania; perciocché tutta la parte della marina fino al monte Tauro era venuta sotto la signoria del Caramano; per non perder tempo, deliberò di entrare nella Licia; perciocché quella regione non era ancora sta» ta assalita. Ma perchè avea inteso che il Re di Cipro era ammalato di flusso, se ne andò a visitarlo ; e trovatolo gravemente ammalato, lo confortò a sopportare il male. Il Re gli disse: Voi vedete, Illustrissimo Signor Generale , che la gravezza del male mi ha condotto vicino alla morte; perciocché già io mi sento mancare. Instituisco adunque per miei eredi mia moglie gravida, col figliuolo che di lei nascerà. Ella è figliuola di Marco Cornaro nobile vostro, la quale adottata per figliuola dal Senato Veneziano mi fu data in moglie. Se piacerà al Signor Dio di levarmi di questa vita, io raccomando lei e il regno al Senato Veneziano; e voi prego e scongiuro per la no* stra amicizia e per la maestà del Dominio Veneziano, che morendo io, prendiate cura di difender da ogni ingiuria i miei eredi e il mio regno. Il Generale lo confortò ad aver buona speranza della sua sanità; perciocché essendo di verde età e di gagliarde forze, facilmente potea vincere il male : ma poiché la vita è incerta, se fosse avvenuto altrimenti di lui, li promesse che il Senato Veneziano ed egli stesso, che era allora suo Generale, non sarebbe mai mancato in ogni pericolo di difender il regno a’suoi ere-