* LXXXI * chi de’corpi morti de’suoi cacciatisi, a guisa di bestie, si sforzavano di montare sopra i ripari . Ma i terrazzani con grande animo e valorosamente erano presenti in ogni luogo, e gettando sassi, fuoco, e freccie, abbattevano i nimici, e li ributtavano dai ripari. Nè in alcuna parte mancava il Loredano. Andava egli intorno guardando ogni cosa: dove vedeva i difensori feriti, o stanchi, in cambio loro ne rimetteva degli altri freschi e gagliardi. Esortava e scongiurava ognuno per l’unico vero e immortale Dio de’Cristiani, e per la perfetta devozione che aveano verso il Senato Veneziano ; dal quale erano sicuri di dover ricevere per questa difesa della città grandi premii ; che ricordandosi della loro propria virtù e della Religione Cristiana, difendessero la patria , i figliuoli, le mogli dal crudelissimo barbaro . Non restava similmente il Bassk di andar intorno co’Capitani, bastonando i Turchi con una mazza di ferro, e spingendoli a guisa di pecore all’ assalto. Questo essendo durato dalle due ore innanzi' alla mattina fino alla quarta del giorno, nè potendo i Turchi far cosa alcuna; ma morendo da ogni parte, e coprendo i morti di altri nuovi corpi morti ; finalmente rotti e stanchi si posero in fuga . I terrazzani usciti fuori diedero alla coda degl’inimici, e gl’inseguirono, tagliandoli a pezzi fin a’piedi del monte: indi avendo guadagnate molte loro insegne, carichi di spoglie degli uccisi se ne ritornarono nella terra . In questo assalto morirono de’Turchi intorno a tremille; tra quali furono quattordici Capitani di nome: e ne restarono feriti in gran numero , molti de’ quali morirono dappoi. Di quei della terra sette soli mancarono, e cinquantanove furono feriti. Il giorno dietro quei della terra posero legne paglia e altra ma- L teria