* XXVIII * 1472 le case, gli ornamenti preziosi delle donne, i vestimenti di colori di varie guise, i vasellamenti lavorati alla damaschina con disegni intagliati di oro e d’argento, e altri arnesi di molto pregio. D’ogni parte pianti, d’ogni parte lamenti si udivano . La citta tutta era piena di lagrime e di gridi. Fra questo mezzo da quelli che erano fuggiti intese il Subbassà della terra, che Balabano aveva nome e a quel tempo si ritrovava in villa, chi la città era stata presa e saccheggiata ; il quale senza indugio raccolti da’ luoghi vicini buon numero di cavalli e di fanti, se ne venne per dar aiuto alla città. Allora l’Ammiraglio della nostra armata, il quale con la cavalleria e la fanteria stava all’ ordine fuori della città , per dar soccorso, se fosse bisognato; veduto il nimico, gli andò incontro. Ed essendo già vicini, con gridi grandi date le briglie a’cavalli,.e abbassate le lancie, si andarono ad incontrare. Attaccossi la battaglia sanguinosa. I nostri soldati che erano mescolati con la cavalleria, avvertiti prima dal Capitano , con le picche ferivano nella faccia gl’ inimici. Si combattè per qualche spazio di tempo con egual successo : ma nel tempo che gl’ inimici arditamente caricavano, Pietro Frasina, uomo valoroso e tra nostri cavalieri di gran nome, gettò da cavallo ferito nella gola d’una lancia Balabano Capitano dei nimici, e nonostante ogni sua difesa gli tagliò il capo. Allora i nostri assaltando e facendo impeto ne’ suoi, li ruppero e misero in fuga, avendone uccisi molti : poscia tagliate le teste a’ morti, allegri per la vittoria se ne tornarono alla città . Quivi avendola tutta saccheggiata, e messo il fuoco nelle case , abbruciarono ogni cosa . Cosi quella città antica e per molti monumenti insigne , con varia for-