* XXXVIII * la paterna amicizia co’ Veneziani', aveano avuto grande speranza nel loro aiuto ; avvisandolo che già sono quattro mesi che il loro Signore tiene assediate tre terre della Ca-ramaniar, Sighino Seleucia e Curco; le quali s’egli potesse prendere, senza alcun dubbio guadagnerebbe tutto il resto del regno : e perchè avea mancamento di artiglieria per batter la città, e di soldati ad espugnarle ; supplicarono che gli volesse aiutare con le sue armi a ricuperare il suo regno, che il Turco con violenza gli avea occupato. Il Generale con buone parole e con larghe promesse licenziò gli ambasciadori. Poscia mandò Vettor Soranzo per suo ara-basciadore al Caramano, imponendogli che informatosi bene dello stato delle cose, trattasse con essolui quello che si dovesse fare . Il Soranzo montato a cavallo senza indugio andò a trovare il Caramano, e salutatolo : Il Generale, disse, mi manda a farvi intendere, che per l’antica amicizia di vostro padre e per quella del Re di Persia y. col quale ora siamo collegati, è venuto con potentissima armata in vostro aiuto. Per la qual cosa desidera intender da voi in che stato siano le cose, e ciò che prima si deve tentare, acciocché di comune consiglio possa attendere a quello che principalmente si deve. Allora Cassambei ringraziando r ambasciadore : La speranza, disse, che io ho avuto nel Senato Veneziano non mi ha ingannato mai; e ora veggo con veri effetti che i Veneziani oltra ogni altra nazione aiutano i suoi amici e confederati, quando nelle calamità si trovano. Ma perchè sono passati più mesi che indarno tengo assediate queste terre della Caramania , non avendo io nè soldati esperimentati, nè artiglierie per batterle; perciocché tutto il mio esercito, eccettuati alcuni pochi