* XL * 1473 attendeva all’ espugnazione di Sighino , usasse diligenza a non lasciar portar vettovaglie dentro della città ; perciocché dalla parte di terra ferma i soldati Caramani la tenevano assediata. Egli poi col resto dell’ armata se ne andò a Sighino, sbarcò le genti, e all’Am miraglio dell'armata comandò che assaltasse subitamente la terra, per vedere se potesse, senza adoperar artiglierie, prenderla. L’Ammiraglio adunque con quelli dell’armata andò al castello, e lo circondò intorno con le sue genti, entrando sotto le muraglie con scale, con graticci, e altre cose necessarie all’ assalto . I Sopracomiti delle galee ognuno co’ suoi soldati attendevano all’ oppugnazione. Ma quei della terra con grande impeto gettavano sassi di grandissimo peso , i quali venindo giù per lo ratto del monte, uccidevano i nostri ; e tirando freccie e dardi da ogni parte, li tenevano discosti dalla muraglia . Essi perchè combattevano discoperti, senza merli e senza tavolati, erano esposti a tutte le offese: però da’nostri con saette e con archibugi molti di loro erano feriti e uccisi. Ma accorgendosi l’Ammiraglio che nè con le scale, nè con altre cose, senza artiglieria da aprir e romper le mura, non si poteva prendere il castello ; dato il segno, si ritirò dall’assalto; perciocché le mura erano altissime, e le vie d’andarvi erano aspre per sassi dirupati , e ratte in maniera che difficile rendevano 1’ assalto. Quelli della terra, benché fossero morti molti di loro quasi come stati fossero vincitori, insuperbiti gridavano: Andate, Veneziani, a signoreggiare al pesce e alle acque; che al Signor Turco tocca l’imperio della terra ferma e delle città. L’Ammiraglio adunque riferì al Generale che non poteva far niente senza artiglierie, e che se egli voleva