* XXXV * che sapeva la lingua Persiana; il quale gli recasse que’do- 1473 nativi. Apparecchiate tutte queste cose, le caricarono sopra • tre portandosi nella Persia ; dove essendo dimorato per anni cinque; non sedici, come Apostolo Zeno ha scritto nelle Dissertazioni Vossiane (T. II. />. 125); se ne tornò a Venezia, e qui morì nel 14 come dal suo epitafio si conosce. Di ambedue que’viaggi scrisse il Barbaro la sua Relazione, ma ciò fece soltanto nell’anno 1487; ed essa venne a stampa ne’Piaggi fatti da diversi alla Tana, in Persia , in Indi*, e in Costantinopoli , stampati in Venezia da’figliuoli di Aldo nel 1543 e 1545 , poi fu altre volte ristampata ne’Viaggi del Rannusio. Non si creda però che la dettatura del testo stampato venga dal Barbaro immediatamente : chi ha pratica delle scritture del tempo di lui può bene conoscerlo . Anzi errori gravi in esso non mancano, ed uno sul bel principio con cui l’ambasciata ad Ussuncas» sano qui riferita al 1471 si mette. A questa dichiara il Barbaro stesso di essere stato mandato siccome uomo uso a stentare e pratica tra gente barbara, e desideroso di ogni bene dell’ Illustrissima Signoria . Del molto suo viaggiare giustamente egli si dà vanto nel prò* logo scrivendo così : „ Quelli che hanno veduta qualche particella „ della terra al tempo nostro, per la maggior parte sono mercanti, „ ovvero uomini dati alla marinarezza : ne’quali due esercizii, dal „ principio suo per insino al dì presente, tanto i miei padri e Si* „ gnori Veneziani sono stati eccellenti, che credo con verità poter „ dire che in questa cosa soprastiano agli altri... Tra li Veneziani „ se alcuno è al dì d’oggi che s’abbia affaticato di vederne qualche „ parte , credo poter dir con verità di esser io uno di quelli. Con-„ ciossia che quasi tutto il tempo della gioventù mia e buona parte „ della mia vecchiezza abbia speso in luoghi lontani, e fra genti ,, barbare ed uomini alieni al tutto dalla civilità e da’costumi nostri 1 „ tra i quali ho provato e visto molte cose, che per non esser usi-„ tate di qua , a quelli che per modo di dire mai non furono fuori „ di Venezia, forse pareriano bugie. E questa è stata principalmen-„ te la cagione, per la quale non ho mai troppo curato nè di scri-,» vere quello che ho visto, nè eziandio di parlarne molto”. E *