* XLIX * ciocché se venisse il nimico con forze , non potesse sturbar i nostri dall’assedio, nè dar soccorso agli assediati. Avvi-sato poi il luogo, fece piantar dalla parte di Ponente verso la terra tre grandi artiglierie, e un’altra dalla parte di Ostro : e comandò che d’ogn’ intorno si tenesse il castello assediato in maniera che alcuno non potesse nè entrare, nè uscir fuori. Apparecchiate tutte le cose che erano mestieri all’artiglieria, cominciarono a battere e a rovinarla muraglia. I nostri soldati ancora tentando di entrar dentro t sfidavano quei della ternP; i quali mentre che cercavano di rispingere i nostri, essendo scoperti alle offese , con saette e con archibugiate di lontano venivano feriti da’ nostri. Quei di dentro ancor essi non cessavano con ogni guisa d’ armi da trarre di sturbare e ferire d’ogn’ intorno i nostri, e principalmente quelli che attendevano alle artiglierie. Fri questo mezzo Agiasbei Subbassà di quella regione messo insieme un buon numero di cavalli, venne verso la terra per darle soccorso . I nostri essendo avvisati della venuta de’nimici, prese tosto le armi, e montati a cavallo , schierati a quattro file e bene ordinati gli andarono incontro. Ed essendo venuti una parte in vista dell’altra, spronati li cavalli, si vennero ad investire. I nostri nel primo incontro gettarono molti de’nemici per terra. Agiasbei passato d’una lancia da Pietro Busicchio Capitano de’ nostri cavalli cadde morto. Gli altri in un tratto si messcro in fuga. Furono morti molti degl’inimici, e molti presi vivi: il rimanente si salvò ne’boschi e nelle paludi vicine. Tornarono allegri i nostri al Generale, portando seco cen-toquindici teste de’ nemici, e sessantaquattro prigioni. Il Generale fatte porre le teste degl’inimici sopra le lancie^ G le