141 A guardare Roma assonnata, la città dell’ eterna [gloria, Il Tevere dalle acque gialle, e i gruppi di colonnati, Le piazze lunghe. Ma il marmo immobile Biancheggiava davanti a me di bellezza incom- [prensibile. Gli ultimi due versi di questa poesia sono colmi di una tale appassionata vitalità, di una tale malinconia, di un tale significato, che noi non conosciamo nulla di più forte, di più vitale in tutta la nostra poesia. Tutto ciò che ha cessato di vivere, che ha vissuto una volta, che risuscita dopo duemila anni nell’anima del poeta, e che risuscita con una tale forza, che egli aspetta e crede, nella preghiera e nell’entusiasmo, che la dea scenderà davanti a lui, Biancheggiando in una lattea bianchezza fra gli [alberi.... Ma la dea non risuscita, essa non ha bisogno di risuscitare, essa non ha bisogno di vivere -r essa è già nell’eternità, per lei il tempo si è già fermato ; questo è il più alto momento della vita, dopo del quale essa cessa, — sopraggiunge una calma olimpica. Infinito è soltanto l’avvenire, che chiama eternamente, eternamente nuovo, ed anche qui è il suo più alto momento, che bisogna cercare e cercare eternamente e questa eterna ricerca si chiama la vita. Quanta malinconia tormentosa si nasconde nell’entusiasmo del poeta ! Quale richiamo sconfinato, quale malinconia per il presente in questo entusiasmo per il passatoi