- 28 - CANZONE INVERNALE (Dove il poeta assomiglia a minatori sè e i compagni) Cade la neve, sboccia intanto la canzone, cade la neve, mentre sommesso batte della stufa il cuore, bella sarà l’odierna canzone, profonda poesia, piena di simboli e tutta mia. Vi dirò che siam minatori, sì ve lo dirò di certo, benché del profondo l’orrore spesso ci prenda, come sul sommo delle torri chi prova capogiro, ribrezzo la caligin ci desta dei pozzi mostruosi. Profonda è la miniera, lurido è il pozzo davvero, profonda è la miniera, lurido è il pozzo come la passione, nel torrido buio cerchiamo lucenti tesori finché qualcosa ci copra per sempre. E nostra tomba sarà forse l’acqua, forse l’acqua, forse il fuoco, forse la terra, i sassi, forse il ghiaccio, forse della miniera l’ardente gas soffocante. Uomo o donna, il nostro vestire è lo stesso, uomo o donna, di chi sia il vestito mai non chiediamo, ignudi nella voragine calda noi si lavora, e quello che su portiamo forse pietra sarà preziosa. Quello che su portiamo forse pietra sarà preziosa, forse pietra preziosa, forse diamante, degno di corona, forse carbone, forse oro maledetto, senza conforto noi si lavora, senza sostare!