na. Abbiamo pronunziate queste parole con tristezza, ma non le ritiriamo ; esse esprimono una nostra convinzione profonda. Molte delle riviste russe più lette, hanno espressa quasi la stessa idea nei loro programmi autunnali, al principio degli abbonamenti per 1’ anno 1861. O almeno, molte di esse hanno promesso di rivolgere una speciale attenzione a questa sezione della rivista nell’ anno venturo, il che vuol dire che sono d’ accordo con noi che fino ad oggi essa è stata deficiente. Se esse manterranno la loro promessa, faranno bene. Non credo che ci si accuserà di presunzione e di arroganza soltanto perchè abbiamo trovato che la critica è diventata meschina, non credo che ci si vorrà accusare di metterci troppo spesso in evidenza come araldi delle nuove verità, come profeti delle nuove idee ecc. ecc. Noi non intendiamo assumerci il peso di una simile parte. Sappiamo soltanto una cosa : che amiamo il nostro compito e ci accingiamo ad esso con ardore e rispetto. Non si può non riconoscere che nella nostra critica già da molto tempo si nota una generale apatia, con una sola eccezione, forse. Non così però pensa « Il diario patrio », il quale si è deciso a far conoscere, — e, pare senza la minima titubanza, senza il più piccolo rimorso di coscienza, — che tutta la brillante attività di Bielinskij (1), è brillante, ma... — come (1) Vissariòn Grigorjevic Bjelinskij, il più grande forse dei critici della letteratura russa, nacque nel 1811 a Sweaborg; suo padre era un medico di marina. La sua vita di fanciullo in famiglia non fu delle più felici. Nel 1829 egli frequentò all’Università di Mosca