196 sembrerà sciocchino, anziché no e comprometterà in un certo qual modo, ai suoi occhi, la stessa necessità di imparare a leggere e scrivere. Se questo opuscoletto capitasse nelle mani di un alunno delle scuole domenicali, il suo posato padrone, un venditore di arnesi da cavallo, o un fabbro o un lavorante in ottone, probabilmente direbbe con un sospiro : « che cosa diavolo gli insegnano a scuola!... Bella roba, davvero!... » » Il contadino sentirà raccontare una simile fiaba e nella bettola e in piazza; il ragazzino — nel suo laboratorio e dal portiere. Il libro composto così senza criterio, non ispirerà nessun rispetto per la istruzione e non le darà alcun significato serio ed utile.... A che servirà, per esempio, al popolo il conoscere la favola « La zuppa di pesce di Damiano »? Essa per il suo contenuto è comprensibile soltanto negli ambienti letterarii ed artistici, della cui esistenza il popolo non ha neppure il sospetto... E che c’ è di divertente o di istruttivo in essa proprio per il popolo ?... Che gran male è la bonaria importunità del generoso Damiano !... È proprio di questo che il popolo ha bisogno ? È questo il suo riprovevole lato negativo, che bisogna perseguitare col sale della satira e con lo scherno, espresso in un’ immagine?.....Si ha l’impressione che questa « Crestomazia » non sia stampata a Pietroburgo, ma in qualche luogo dell’Ar-cadia. Tanta infantile ignoranza della vita spira da essa, tanto ingenui concetti, tanta bucolica semplicità d’animo; pare quasi quasi di vedere sul frontespizio del libriccino le parole : « Edi-