259 perfino l’aratore, amano nei libri più di tutto ciò che è in contrasto con la loro realtà, quasi sempre severa e monotona, e mostra ad essi la possibilità di un altro mondo, che non somiglia affatto a quello che li circonda. Perfino le fiabe, cioè delle pure invenzioni, piacciono al popolo, in buona parte per questa stessa ragione. Che impressione farà su di lui tutto ciò che è mistico? Ma siccome tutti questi libri non escono fuori dal campo delle idee popolari e non superano la sua filosofia, vengono riconosciuti come rispondenti alle proprie idee e con l’accumularsi di essi, la letteratura superiore, la letteratura dei signori, si stacca sempre più spiccatamente e più profondamente da quella popolare. E perciò è terribilmente ridicolo, vedere il sig. Scerbina offrire al popolo il “ Canto della campagna di Igor » e meglio ancora i proverbi. Cioè, quello che già è uscito dal popolo stesso, e rappresenta la sua realtà quotidiana, i proverbi, vengono offerti da noi di nuovo al popolo. Ma a che gli servono i proverbi ? Per essere ancora popolo ? Non vi preoccupate, non li dimenticherà, anche senza il vostro ricordo; guardate piuttosto voi di non dimenticarli. Nel libro del sig. Scerbina non tutto è privo d’interesse per il popolo. Ma il tono del libro, la sua origine signorile, gli attacchi e le trappole, tutto ciò è insopportabile per il popolo, che istintivamente lo rifiuterà. Il metodo di diffusione riportato sopra, ucciderà il libro definitivamente. Ripetiamo di nuovo: secondo noi, il miglior metodo (fra quelli artificiali) è la speculazione.