bonda di questo e di quest’altro, e che ci sono in essa dei luoghi dove si adoperano i cani per il trasporto. Si sa che oltre i cani, in Russia ci sono anche degli uomini, e uomini molto strani; simili agli altri ma nello stesso tempo come se non somigliassero a nessuno; che sembrano Europei e nello stesso tempo anche barbari. Si sa che il nostro popolo è abbastanza intelligente, ma che non ha genio; che è molto bello, che vive in case di legno ma è inetto ad un sviluppo superiore a causa dei grandi freddi che lo tormentano. Si sa che in Russia c’è un esercito, ed anche molto grande ; ma si ritiene che il soldato sia un semplice meccanismo, fatto di legno, che cammina con le molle, che non ragiona e non sente e perciò abbastanza tenace nelle battaglie, ma che non ha alcuna indipendenza ed è in ogni modo, sotto tutti i riguardi, al disotto del soldato francese. Si sa che in Russia c’è stato l’imperatore Pietro detto il Grande, un monarca non privo di capacità, ma mezzo ignorante e che si lasciava trascinare dalle proprie passioni; che il ginevrino Lefort (1) lo (1) Franz Lefort, amico di Pietro il Grande (1656-1699). Lefort era venuto a Mosca nel 1675; nel 1678 sposò una ricca vedova russa •e condusse una vita di gran lusso. Era un vero uomo di mondo « Pietro il Grande lo ebbe caro non appena lo conobbe. Lefort non fu nè soldato né uomo di Stato. Il sovrano lo amava per la sua grande abilità nel mantenere viva la società, nell’organizzare feste, ecc. Gli regalò un palazzo e lo protesse fino alla morte. Bisogna anche dire però che il Lefort sapeva soddisfare tutti i capricci del suo signore, anche quando fossero a suo danno. Una -volta, durante una festa lo zar gettò a terra il suo amico e lo calpestò, senza che questi protestasse. Per suggerire al suo grande protettore delle riforme all’europea, il buon Lefort ne sopportava