114 il disopra, nella controversia. In questo modo Mascia acquista la convinzione di avere il diritto di pensare, di domandare, e di obiettare. Questo è già abbastanza. Ma aveva appena compiuti i sette anni che le accadde qualche cosa che diede una piega tutta speciale ai suoi pensieri. La zia era andata in città con Fedia; Mascia era rimasta sola a far la guardia alla casetta. Stava giuocando presso la casa con i bimbi. D’improvviso passò davanti a lei la padrona, si fermò, la guardò e le disse : Perchè fai tanto chiasso ? Conosci la tua padrona ? Eh ? A chi appartieni ? Mascia, forse, s’intimorì, non seppe rispondere, e la padrona la sgridò : « Cresci come una stupida, non sai parlare ». Mascia si mise a piangere. La padrona si commosse. « Be’, dice, stupidina, vieni qua ». Ma-scia non volle avvicinarsi ; la padrona ordina ai bimbi di fare accostare Mascia. Questa se la dà a gambe e non torna a casa. Quando la zia con Fedia ritornano a casa, non la trovano: si mettono a cercarla, cercano, cercano e non la trovano : soltanto quando stanno per tornare a casa, ella esce loro incontro dal suo rifugio. La zia voleva menarla a casa ed ella si opponeva. « Mi prenderà la padrona, disse: non voglio venire ». La zia la tranquillizzò alla meglio e le insegnò, che bisogna ubbidire alla padrona, anche se essa dà degli ordini severi. “ E se non si ubbidisce ? — disse Mascia. “ Allora si hanno dispiaceri senza fine, cara, dico io (1). Ti piace, forse, di essere punita ? (1) Il racconto è fatto in persona della zia.