75 si potrebbe dire ?— alquanto superficiale (eni/e nous soit dit) e che la vera, 1’ enorme attività salvatrice della critica russa è cominciata precisamente dall’epoca in cui Bielìnskij ha lasciata la rivista. Noi ricordiamo, che verso quest’ epoca (cioè l’epoca in cui Bielinskij lasciò la rivista) apparve la facoltà filologica, dove dai professori Nadezdin e Pavlov fu avviato nello studio della filosofìa e letteratura tedesca. Nel 1852, a causa di un dramma : « Dmitrij Kalinin » da lui presentato manoscritto alla censura universitaria, dovette lasciare l’Università; il dramma, una fiammeggiante protesta contro la servitù della gleba, fu dichiarato immorale e ignominia dell’ Università. Bielinskij dovette guadagnarsi la vita con lezioni private, traduzioni (tradusse per es. Paul de Kock) e piccoli lavori letterari. Nel 1839-passò a Pietroburgo, dove potè vivere come collaboratore del « Diario patrio » (Otecestviennija Zapiski), al quale diede larga parte della sua attività. Fu in relazione letteraria e filosofica con Bakunin, Herzen, Nekrasov, Grigoròvic e Dostojevskij. La tisi lo costrinse a recarsi nel Sud ; nel 1847 fu a Salzbrunn. Mori nel maggio 1848. La sua opera più ampia è 1’ analisi delle opere di Puskin. Edizione completa delle sue opere: Mosca 1859-62 e 1872. L’attività critica di Bielinskij può in un certo qual modo dividersi in due periodi, abbastanza distinti fra loro: il cosidetto periodo hegeliano, e il periodo realistico. Hegeliano il primo, tenendo conto del punto di partenza, realistico l’altro per il punto d’arrivo. Ma sono designazioni esteriori, che prese alla lettera non significano nulla. Il principio hegeliano della Vernunftgemàssheit alles Wirklichen, è preso da Bielinskij alla lettera. Da ciò la necessità di conciliarsi con tutto ciò che è reale, con ogni realtà (e non con ogni realtà razionale), da ciò l’illegittimità di qualsiasi protesta e l’efficacia beatificante del conservativismo, la lontananza dell’arte, incarnazione dell’assoluto, dal tempo presente e dalle sue preoccupazioni. L'arte che entusiasma Bielinskij é l’arte obiettiva, creatrice incosciente, di Omero, Shakespeare, Goethe, non quella di Schiller, di Heine. Al secondo periodo della sua attività Bielinskij arriva attraverso lo studio e l’ammirazione appunto di Schiller e di Heine, da lui prima ripudiati. Mail periodo intermedio è assai breve. Il critico cade in un altro estremo e l’arte non è che un pretesto, 1’ opera letteraria è soggetta a una