— 137 — RADIO ANTENNA SULLA VETTA DEL HÀZSONGÀRD. O di fili di metallo teso verso il cielo moderno obelisco, esile e saldo, che da ogni parte della rosa dei venti a mille a mille attendi i messaggi, sordo metallo già reso sensibile, antenna del mondo, tu comprendi tante cose e tante ne sai, sibila verso di te per la lontananza il destino delle genti e l’umano avvenire, il tumulto ascolti di Parigi e di Londra, distendi i tuoi tasteggianti tentacoli, e senti ronzare del Tempo il vento, strepitare della storia la muoventesi ruota. Tante cose sai, io invece a confronto di te non so nulla. Ma senti tu dei fiori il sommesso sussurro, quando drizzano il capo sul loro stelo? Sordo non sei tu forse al leggiero battito d’un orfano nostalgico cuore? Sai, che ora qui abbiamo un incantevole autunno, e che ai tuoi piedi arde il pallido colchico e cantano gli uccelli che qui sono rimasti, saggio del mondo, comprendi tu questo linguaggio? Sai, « che profondità sia mai un nido vuoto » ? E come anche nella zolla s’agiti la vita? Vedi, io vivo così, come chiuso in un bozzolo, da me e dagli altri via fuggendo, ed a confronto di te non so nulla, ma questo Io so.