170 non ha niente da fare al mondo. Egli è Europeo : che cosa porterà all’Europa? ed ha, del resto, l’Europa ancora di bisogno di lui ? Egli è russo: che farà egli per la Russia? e la capisce egli del resto ? Il tipo di Onieghin doveva precisamente formarsi per la prima volta nella nostra cosiddetta alta società, in quella società che si era maggiormente staccata dalla terra patria e dove i lati esteriori della civilizzazione avevano raggiunto il loro massimo sviluppo. In Puskin questo è un tratto storico di straordinaria verità. In questa società noi abbiamo parlato in tutte le lingue, abbiamo visitata oziosamente l’Europa, ci siamo annoiati in Russia e nello stesso tempo abbiamo avuto coscienza, che lì c’era qualche cosa da fare, ma da noi niente, che gli altri erano a casa loro, e noi in nessun luogo. Onieghin è membro di questa società civilizzata, ma egli già non la rispetta più. Egli dubita già, tentenna ; ma nello stesso tempo si ferma perplesso davanti ai nuovi fenomeni della vita, senza sapere se inchinarsi davanti ad essi, o deriderli. Tutta la sua vita esprime questa idea, questa lotta. Ed intanto in sostanza, la sua anima ha sete di una nuova verità. Chi sa? forse, egli è pronto a gettarsi in ginocchio davanti a una nuova convinzione, pronto a farla sua avidamente, con venerazione. Quest’uomo non potrà resistere ; egli non sarà mai un uomo del passato, spensierato, senza coscienza di sè ed ingenuo; ma tuttavia non risolverà nulla,, non definirà le sue credenze ; soffrirà soltanto. Egli è il primo martire della vita russa cosciente.