294 despotismo dei proprietari. Da noi non c’ è stato mai niente di simile alle relazioni dei proprietari feudali con i loro vassalli. Il contadino non era il vilain per il proprietario, ma uno « schiavo di Dio » un tale, con « l’anima cristiana », sebbene qualche volta « con una stupida mente di contadino! ». Si verificavano a volta dei terribili abusi, ma di essi non si faceva legge, come in Occidente. Le tasse che si esigevano in Occidente e certi « diritti » dei proprietari come il famoso jus primae noctis, da noi erano addirittura inconcepibili. Quando la critica della coscienza sociale accusò tutta l’ingiustizia interna della servitù della gleba e infranse la pace beata delle relazioni incoscienti, dispotiche e nello stesso tempo sincere, nacquero veramente da parte di molti prò. prietari le calunnie sul conto dei contadini e, in generale, i falsi apprezzamenti del diritto del contadino i quali non impedirono, del resto, che si compisse il fatto della liberazione. « Molto più forti delle calunnie sulla servitù della gleba furono le calunnie sul popolo russo, che creavano gli sfrenati adulatori della cultura occidentale, che negarono al popolo qualsiasi diritto ad un libero e originale sviluppo nazionale » Bello, eh? “Riposando nel seno della servitù della gleba, evidentemente incrollabile convinto ingenuamente della piena legittimità umana e divina di essa, il proprietario trattava i contadini in modo abbastanza amichevole e sincero ». Prima di tutto, fino a che punto di ottusità deve arrivare un uomo per essere convinto della legit-