118 * Non posso, mormora, non posso ! Nemmeno se mi ammazzaste, non voglio I ». « Così la lasciarono. « Intanto, essa crebbe, diventò una ragazza da marito, una bellezza. La vecchia zia comincia a far vaticini, se troverà o no marito e a profetizzarle felicità per quando sarà maritata. Ma anche questo non va a genio a Mascia : Tanto dice, sposata o no, fa Io stesso. Che felicità 1 ». La zia cerca di persuaderla che al mondo non c’ è soltanto il dolore ma anche la felicità. « — C’è, ma non è per noi », risponde Mascia. Ascoltando questi discorsi, anche Fedia comincia a diventar pensieroso. Ma egli non può abbando narsi ai suoi pensieri : si mette subito al suo lavoro. Mascia continua invece a rifiutarsi ostinatamente di fare qualsiasi lavoro. Tutti nel paese cominciarono a meravigliarsi e a mormorare contro 1’ ozio di Mascia, e la padrona una volta si irritò a tal punto, che ordinò che Mascia immediatamente — anche con la forza , fosse portata da lei... Gliela portarono. La padrona le si scagliò contro, coprendola di rimproveri e le mise in mano la roncola : « falciami l’erba dell’ aiuola » le disse. E le si mise vicino : ** mieti » ! Mascia alzò la roncola —e si ferì ad una mano. Il sangue spruzzò, la padrona si impaurì : « portatela presto a casa ; ecco il fazzoletto per fasciarle la mano. » « E così finì la cosa ; Mascia non apprezzò neppure la bontà della padrona : appena tornata a casa, strappò dalla mano il fazzoletto della padrona e lo gettò via lontano da sè...