— 89 - CON LA MASCHERA Sono dunque cattivo, cupo, taciturno e freddo? Ti chiedo perdono. Eppure se lo sapessi vorrei del mondo ogni luce e calore donare all’intorno. Castelli, palme, danze e la Riviera con le viole d’inverno, o almeno se non altro una splendida ora, felice e segreta. Ma difficile è tanto. Adesso un raggio mentire non so, rubare nemmeno. In aspre lotte agitate ed oscure devo logorarmi. Sono questi deH’Anticristo i giorni, splende l’orrendo oro — sozzume del mondo. Sghignazzanti da nulla, birbanti sfrenati salgono in cielo. Ed io quaggiù mi dibatto, senza che altri sappia, quali lamenti divampan nel mio silenzio notturno. Ma sii paziente. Verrà ancora il tempo di musica più bella. Abbi pazienza. Fino che puoi rimani il porto mio, che attende, il mio fiorito rifugio. Ora sul viso ho la maschera gelida e fosca, ma via la strappo, o mentre la inonda la lagrima, dolcemente cade, disfacendosi dal mio viso chino nel tuo grembo, e tu intanto mi culli sulle ginocchia tue buone sino alla morte.