— 132 — e i miei fratelli abbraccio, che con me precipitano ora su rapidi tram elettrici, verso la opulenta città, nelle prigioni maledette dell’ inquisitore giorno, e tutto ripensano, ciò ch’è bello, e tutto rimpiangono, ciò che allieta, perchè questo dalla vita è l’estremo congedo, l’attimo, su via soleggiata, prima dell’uffizio, questo è l’attimo nostro, la ribellione dei riposati sensi, della libertà quotidiana speranza, ora unica e sacra tra Dio e l’uffizio : che benedetta tu sia corsa deliziosa in tram, mattina d’oro, perchè tu almeno rimasta sei, e allegra al saluto rispondi di chi si incammina a morire!