— 105 — insieme ci unimmo e andavamo su nelle nubi in alto tre scellerati furfanti barcollando verso la nostra vita. 89 Non oso parlare con te — mi dici — ogni parola mi pesi e mi guardi negli occhi che tutta ne tremo nata non sono per essere serva sono per duri lavori giovane ancora e per i miei figli che un giorno verranno forte e sana vorrei rimanere che devo darti dunque perchè ti possa donare la pace — ti chiedo — chi vuoi che ti metta vicino che curi le rose del tuo volto e le tue vesti gualcite rassetti con zelo l’uomo è quale l’ha fatto la vita sono le mie mani a stringere avvezze e nude parole e rozze dalle mie labbra risuonano per farti piacere e lodarti è del tutto diverso avveduto me ne sono sì spesso quello che dico di te da quello che penso come parlando la carezza esprimer potrei delle viventi mie mani vedi io sono un uomo semplice reso selvaggio dagli anni cattivi ed incerto dai disinganni ma tutto ciò che vuol dire se pure ti dico che perderti non vorrei e che tanto mi piaci amore è questo od odio non so ma senti là sui gelidi campi sperduta erra la greggia ed anch’essa bela le nostre amarezze. 90 La mia diletta è morta senza dire una parola ed ora chiusi gli occhi giace fredda ed immota giovane era diciottenne appena rilucente era la sua pelle e forte rideva se le toccavo la palma solo della mano