— 113 — NEONATO Sfiori di novembre l’alito puro il suo viso, e il [fresco profumo degli abeti risvegli l’anima esitante del piccolo neonato, dal [morbido corpo, che senza congedo, senza dolore si è incamminato, ed eccolo oggi tra noi, strilla nella stanza dal basso soffitto, mentre noi, gente affaticata, parenti suoi, stendiamo [le mani unte e con voce squillante facciamo un brindisi, col vino [novello nei grandi bicchieri, verso la madre dallo sguardo profondo. Oggi il suo sguardo è profondo, profondo e guarda [lontano, e la sua piccola testa tra guanciali sgualciti cade [supina, come fiore, che vede avverato il suo desiderio e che [in beato sfinimento delle api ascolta il cupo ronzio, sta supina e sorride: dimentica ormai del corpo suo [scompigliato. A lungo gorgogliava nel profondo l’acqua, finché [è scaturita — io le dico — e vedi, la sorgente ora è in cammino, udrai nella notte il suo mormorio sommesso e nel [silenzio, che si dirada, il piccolo suo balbettìo, s’inchineranno ai due lati alberi, vento lontano [moverà le lor fronde, è d’ala fruscio questo, puoi dormire e riposare, o sorella, alla musica lene del respiro [della tua creatura. 8. — G. Sirola, Amore e dolore di terra magiara.