361 ramente il caduto leone di S. Marco, fino dai dodici anni imprecò contro il Buonaparte con un sonetto, e a quindici anni entrò nell' fui— versità Patavina. Laureatosi nel 1822, si diede tosto ad esercitare il suo ingegno, collaborando nel giornale trivigiano, e poi per altri nove anni nell’ Antologia di Firenze. Questa sua collaborazione nell’ Antologia, per alcune pagine scritte contro il regno lombardo-veneto, gli valse la disgrazia del governo austriaco, e dovette perciò emigrare in Francia nell’ anno 1833, dove rimase fino al 1838, nel qual anno venne promulgata un’ amnistia. In Francia il Tommaseo avea scritto cinque libri sull' Italia, e da quest’ epoca fino al 1847, si occupò interamente dei suoi studi letterarii. In quell’ auno si addentrò nei movimenti della veneziana rivoluzione, iniziando quel glorioso periodo con una lettura all’ Ateneo chiedente l'applicazione della legge del 1815, sulla censura. Caduta Venezia, egli dovette emigrare a Corfù, e quindi nel 1865 tornò a Firenze dove divenuto cieco continuò non pertanto nelle sue predilette occupazioni letterarie, fino a che moriva nel maggio del 1874. Il Tommaseo fino dai primi anni della sua carriera letteraria avea tradotto Tucidide, Ar-riano, Eumapio e Dionigi ; promosse in ¡special modo il culto di Dante, coltivò lo studio della lingua italiana, in modo da poter