e piacevole conferenza tenuta all' Ateneo, o riprodotta dall' Antologia di Firenze dell' Aprile 1883. L' egregio professore prevede che i dialetti non morranno cosi presto, ina che le let>-terature in dialetto ricupereranno difficilmente l’antico splendore. Io dal mio canto m'augurerei che il dialetto non dovesse sparire, nè che scendesse troppo al basso la sua letteratura ; imperocché il pensiero trova certamente nella spontaneità dell’ espressione popolare, un mezzo ¡iiù efficace e più addatto alla manifestazione dei sentimenti e delle passioni. E come non sarebbe liella nè poetica una fredda uniformità nella natura, cosi alla varietà dei ¡Ktpoli deve corrispondere una varietà d' espressioni e di linguaggio e di immagini che ne formano il carattere. Certe frasi energiche, certe singolari manifestazioni di pensieri, certe novità di paragoni, certi arguti motti, sono al tutto intraducibili nella lingua dotta. Che se la ¡x>esia vernacola è ora in assoluta decadenza, uopo è invece confessare che la prosa veneziana è ancora abbastanza viva in Italia a inerito specialmente, jter non dire del padre Goldoni, dei nostri egregii commediografi contemporanei ; e se cosi è della prosa, perchè non lo dovrà essere anco della poesia, che pure é tanta parte del cuore umano ? Daniele Manin tino dall' anno 1827 leggeva all’ Ateneo una sua memoria sul dialetto vene-