437 tato nell' anno 1823 ottenne splendido successo, e non jKX’tae repliche. Del jiari fortunata fu la sua tragedia : Camillo. Al Museo Correr si conservano alcune lettere del Malipiero alla Giustina Renier Michiel in una delle quali, quella del 13 marzo 1813, egli presenta alla traduttrice di Shakspeare, una tragedia, accolta benignamente a Venezia ed altrove, senza dir quale : confessa che lo scopo suo si era quello di ottenere l'approvazione di quella eletta porzione di società, che forma la repubblica delle lettere, nella quale la Michiel, teneva posto sì distinto. In altra lettera promette alla Michiel, andarle leggere a casa il suo Sagrificio di Abramo, la ringrazia della sua approvazione del Caitìillo e si scusa di non aver potuto stendere 1' elogio Delle sagre di Venezia jierchè era stato da altri prevenuto. Crudo è il giudizio che fa Agostino Sagredo patrizio, intorno al Malipiero, in occasione della commemorazione di Cesare Francesco Balbi. Dice che viveva come un Diogene, e che fu studiosissimo, ma a foggia sua : aveva un intelletto come un magazzino, nel quale erano gettati scampoli d' ogni sorta di merce. Soggiunge che le sue opere teatrali avevano avuto una certa rinomanza, ma che ora veniva rappresentato dalle sole marionette, un suo l*notne-teo. Descrive il Malipiero, impastato di mitologia, e avente pregiudizi falsi in letteratura e filosofia.