l’anno 1812 perdette il marito, che le lasciava un figlio, Giuseppino, al quale essa prestò le sue più tenere cure, ed ebbe rivolti tutti i suoi pensieri. Nell’ anno 1817 passava assieme al figlio, parecchi mesi a Parigi, conoscendovi gli uomini più celebri, il Cuvier, Millin, Humboldt, Talma, e facendosi presentare alla Corte di re Luigi XVIII, Fu in quell'ei)ooa, che avendola veduta Ennio Quirino Visconti questi le diresse quel celebro complimento, eh' ella cioè non cangiava mai, come le statue del Canova che aveva eccellentemente descritte. I>ella nobile donna, morta in Venezia nel 1836, ricorderemo ora in breve gli scritti più importanti, e prima fra tutti la raccolta di Ritratti che impresse nel 1807. Sono questi, brevi descrizioni fisico morali scritte con garbo e con sapore di lingua, di alcuni fra i molti amici che alla sera le tenevano compagnia. Allorché in Roma ebbe visitato lo studio del Canova, le balenò il pensiero di descriverne le opere, lavoro che essa compiè per cento quarant’otto di quelle. Una parte di questa opera fu stampata a Firenze nel 1809, ma 1’ opera completa vide la luce a Pisa l>er Nicolò Capurro, con intagli a contorni eseguiti da Lasinio il giovane. Oj>ere di scultura e di plastica di Antonio Canova descritte da Isabella Teotochi Albrizzi. Pisa Capurro 1821, 1824. Alcuno disse però che l’opera della Albrizzi era più ragguardevole per l'edizione nitidissima che