253 vita conimi)! e consentanei ai mutati costumi, ispirandosi al gusto dell«« grandi capitali, da esso visitate. L’opera più importante fu il teatro, commossogli dalla Società ilei teatro S. Benedetto. A|ierta la gara furono ventinove i concorrenti, e venne prescelto il progetto presentato dal Selva. Il Selvatico censura la facciata che chiama una miseria, un complesso di brutte e sconvenienti forme, ed anche il Diedo vi trova delle mende. Tanto però il Selvatico che il Diedo convengono che il teatro della Fenice è uno dei più splendidi e più leggiadri. Dalla parola So-cietas che sta scritta sulla facciata del teatro erasi fatto il seguente acrostico : Sine ordine, cu di irregularitate erexit theatruin, Antonius Selva. Il Selva delineava i teatri di Adria e «li Trieste, ridusse la ex scuola della Carità per 1' Accademia di belle arti. Nel 1810 gli fu com-messo di disegnare i giardini pubblici, che il Selvatico, al quale s' unisce il Cantù, censura per la troppa loro regolarità. Su 1' elenco delle opere del Selva, in line al discorso, del Diedo. Il Selva aveva letto all* Accademia, nel 1814 1' elogio del San Micheli, ed altri scritti si trovano citati nella sua biografia, «lai De Boni. Al momento della sua morte, ricorda il Cicogna, che aveva quasi compiuta La traduzione del Sa-bellico, de situ urbis venetae. e aveva propa-