252 Nella città, dove, 1' architettura aveva trovato modo di sfoggiare tutto il lusso e la varietà degli stili che si successero nell' avvicendarsi dei tempi, dall’ epoca romanza, araba bizantina, al suntuoso rinascimento, e al delirante baroccume, sembrò, alla fine del settecento, venir meno ogni fonte di architettonica ispirazione ; i concetti svolti nelle ultime fabbriche, furon meschini e stentati. Ai Lombardo, ai Sanmicheli, ai Palladii, agli Scamozzi, erano succeduti i Massari, i Temanza, i Maccarucci, il Tirali, lo Scallhrotto. Ultimo ad operare nel settecento fu il Selva e vide esso quasi un ventennio dell’ ottocento. È 1’ architetto veneziano che assiste alla mutazione politica e materiale della patria. Del Selva scrissero Antonio Diodo, e il marchese Selvatico ; copiose notizie forni al De Boni il lazzari, pelle sue biografie degli artisti. Il Selva nacque nel 1753 e mori nel 1810. Fu ammaestrato nel disegno dal pittore Pier Antonio Novelli, ma si dedicò più all' architettura e fu discepolo di Tommaso Temanza. Per oggetto di studio, visitò le principali città d’Italia e del-1’ estero e specialmente, Parigi. A Roma, ebbe l’appoggio e commissioni dal cavalier Zulian ambasciatore di Venezia, che aveva protetto il Canova, assieme all’ altro patrizio Falier. Tornato il Selva a Venezia, ebbe l’incarico di riordinare alcuni palazzi, rendendoli più pratici alla