137 egli diede nel 1867 al Mai-co Foscarini, nel 1871 all’ ateneo, e più ancora in quelle ultime dieci lezioni che egli tenne nel 188-1 all'Ateneo dinnanzi a un pubblico colto ed affollato, e che egli seppe trascinare a vero entusiasmo. Quelle memorabili dieci lezioni furono j»el Fulin un vero trionfo ma fu pur troppo 1' ultimo, perchè in quell’ anno ¡stesso il Fulin moriva. Nessuno, che abbia assistito a quelle lezioni, potrà mai dimenticarle, tanto era 1' amore |>er Venezia che il Fulin sentiva e che trasfondeva nei suoi uditori, tale era la sua tavolozza nel descrivere gli antichi tempi, degna dei più |M>tenti pennelli, tale la sua fervida ed inesaurìbile fantasia. Egli era dallo studio degli antichi documenti che il Fulin, si era addentrato nella vita intima dei veneziani, e perciò poteva con tanta sicurezza ed evidenza descriverla. Nel qual proposito compiacendosi della pubblicazione del capitolare dei Signori di notte da ine fatta, notava come quel codice fosse uno specchio ove si contemplava viva spirante e quasi in atto di muoversi la Società veneziana del secolo XIII e XIV. Il Fulin ebbe anche [»arte assieme allo Stefani, al Barozzi ed al Cecchetti, in commissioni municipali, come quella per la nomenclatura stradale, per le iscrizioni ecc. I suoi funerali furono splendidi, ed ebbe tomba a «pese del Comune. Molti parlarono sul suo feretro, e la com-