Il nostro poeta dettava inoltre molte poesie pastorali ed ¡dilli, ed una ventina circa di novelle in ottava rima. Giuseppe Avelloni scrisse una rilevante quantità di Sonetti |>olitiri, di vivo interesse. Tutti sono illustrati da note copiose e diffuse dello stesso autore. Molti riguardano naturalmente Venezia, e sono preceduti da una prefazione nella quale l'autore invano rintracciando i tieni che si sono goduti dopo la caduta di Venezia, soggiunge che da una fabbrica si possono togliere i difetti, senza abbatterla dalle fondamenta, volendo con ciò alludere al governo veneto del quale si potevano supprimere i malanni, senza distruggerlo. Attribuis ce l'intera ca della rovina di Venezia al corpo dei nobili, e la decisiva jkiì ai soli ventilino, cioè al Collegio. Conclude l'Avelloni esser sempre minor male il restare nel natio sistema reso difettoso che adattarsi prima ad uno poi ad un altro straniero, astruso ed iniquo. Parlando poi di se, dice esser veneziano alla vecchia, fio'; nè tedesco, ni: francese. Sentimenti in vero generosi, che erano divisi in quei tempi da rarissimi individui, impotenti perdi'- isolati. Degno di speciale menzione « mi sonetto dettato dall'Avelloui |>er la morte di Angelo Kino. Scritto cinque anni prima della vergognosa caduta presagiva quale sarebbe stata la viltà di Venezia o meglio dei suoi governanti.