344 zione nell’ anno 1865, il sesto centenario di Dante Alighieri all’Ateneo. Debbo alla cortesia, ed alla gentilezza del figlio Alessandro Berti, l’aver potuto esaminare, i manoscritti delle poesie pubblicate, ed altre giovanili inedite, del nostro poeta. Vi si annoverano canti di soggetto religioso, epistole, canzoni e romanze, e versi in lingua francese, »lai titolo Le derider chant de V A-tnour. La composizione però che tutte avanza di gran lunga, per altezza di pensieri, e per venustà di forma, si è l’Inno alla parola di Dio compiendo le sue quadragesimali orazioni in Venezia il M. R. Angelini, celebre oratore bergamasco. È un inno, che poco ha da invidiare agli inni manzoniani, e del quale credo potermi far lecito riportare la seguente bellissima similitudine : Come U pianto di un alba di estate Lento, lento discende al cielo. Sulle erbette che gemon chinate Sulle rose che haji ilacco Io stelo, E svegliandole, a vita novella Apparir fà 1' aiuola più bella Allo sguardo del mite cultor; Tale il sangue dell* ostia di pace Sulla testa, agli umani discendo E li cinge d* un lume vivace Che più belli all' eterno li rende, E squillata 1' angelica tromba. Una voce per I’ orbe rimbomba : Fu compiuto il mistero d’amor. Qui non è il luogo di dire d’ altri lavori