quale non può essere adoperato — ripeto — che per l’esecuzione, rigorosamente controllata, delle notevoli opere in corso che ho citate ed illustrate nella precedente mia. Del resto sarà bene ricordare che in seno al consiglio della S.V.E.A. hanno posto due amministratori albanesi, i quali sono garanzia per il loro Paese della buona amministrazione del prestito stesso. Non è infine chi non veda che quando le opere su ricordate saranno compiute, l’economia albanese sarà radicalmente cambiata. Le sole bonifiche, le quali comprendono larga parte delle zone malariche, di tanto triste memoria, della Musacchia, delle paludi di Durazzo e di quelle di Medua, mentre renderanno sano dalla malaria il Paese, infondendo forza ed energia agli abitanti di quelle zone, daranno allo sfruttamento chilometri e chilometri quadrati di ottimo terreno. E quando, fra qualche anno, vedremo coltivate e prospere queste lande, che già furono il granaio dell’antica Roma, che rappresentano oltre il trenta per cento del territorio della Nazione, che attualmente sono abbandonate, incolte, selvaggie, e da cui spira la febbre, veri luoghi di morte quasi inabitati, allora si potrà serenamente dire se l’opera dell’Italia fascista sia stata di civiltà e di generoso sacrificio. Ma contrariamente a quanto credevo, mi avvedo di non poter... vuotare il sacco e però rimando la conclusione che avevo promessa, ad un prossimo numero.