roni del Regno. Skanderbeg, sbarcato in Italia, liberò Ferdinando dall’assedio stretto intorno alla città di Bari ove egli trovavasi. In premio, il Castriota riceveva l’investitura dei feudi di Traili e S. Giovanni Rotondo (1462). Come già all’epoca delle lotte contro i veneziani, Skanderbeg doveva tralasciare ben presto ogni altra occupazione per far fronte in patria ai turchi. Nello stesso anno 1462 egli batteva le truppe condotte da Sinan pascià e Hassem bey al Monte Macri. Jussum bey presso Uskub e Harasa bey a Livad. A seguito di quest’ultima battaglia fu firmata nell’autunno una tregua cui avrebbero dovuto seguire trattative di pace. Ma l’armistizio non durò che un anno. I Sovrani di occidente spingevano il Castriota a seguire la lotta e lo stesso Papa Pio II si preparava a passare in Albania. La morte improvvisa'di questo Pontefice re- Venditrici di formaggio cava però lo scioglimento della crociata. Nuove vittorie arrisero tuttavia fino all’ultimo allo Skanderbeg che già aveva ripreso le armi contro il Sultano. Gli eserciti condotti dal rinnegato albanese Bellabano furono distrutti. Lo stesso Maometto II, venuto all’assedio di Cruja nel luglio 1465, doveva abbandonare l’impresa. Minacciato dal sopraggiungere di nuovi eserciti turchi, il Castriota si recava in Italia a chiedere soccorsi e mentre riceveva da Paolo II incoraggiamenti e danari, egli, validamente aiutato dai veneziani, condotti da Giosaffatte Barbaro, nel 1466 sconfiggeva ancora il Bellabano liberando tutta l’Albania dagli eserciti turchi. L’anno seguente Giorgio Castriota moriva di febbre in Alessio dove aveva riuniti a congresso i maggiori principi albanesi. Con la morte dell’eroe avevano fine la Lega albanese e le sue vittorie. Dell’opera del Castriota non rimanevano in Albania se non il ricordo glorioso del di lui nome, destinato a formare cemento tradizionale delle aspirazioni irre- ~ 9 ~