E’ tuttavia gloria dell’Albania l’aver dato in questo periodo alla cristianità e contro l’IsIam, uno e forse il più grande dei suoi difensori : Giorgio Castriota. Scarse sono le sicure notizie sulla sua famiglia, nè è certo che suo padre godesse la signoria di Cruja, che, come fu visto, apparteneva in questa epoca ai veneziani, nè quella di Castoria da cui vuol farsi derivare il nome di Castriota. Storicamente provato è solo che Giovanni Castriota, padre di Giorgio, signore di alcune terre nella regione dei Malissori e vassallo dei veneziani, fu battuto dai turchi nel 1410 e dovette inviare ostaggi a Costantinopoli i suoi quattro figli. Mentre nessuna notizia la storia ebbe più a registrare degli altri tre figli di Giovanni Castriota che si ritennero avvelenati dal Sultano, il più giovane, Giorgio, educato nella religione musulmana, acquistatosi per la sua forza fisica e l’intelligenza il fa-Donne albanesi vore del sultano Murad II, fa già a 18 anni, nel 1422, la sua comparsa in Anatolia al comando di numerose truppe musulmane. II nome di Iska-der bey (il signor Alessandro), datogli allora dai suoi soldati, divenne noto a tutta l’Europa nella forma corrotta di Skanderbeg. Si vuole che egli combattesse quindi in Grecia, in Ungheria ed in Serbia e che fosse appunto nel 1439 — quando egli gloriosamente contribuiva alla seconda vittoria ottomana contro il Re serbo Giorgio Brankovic, nel cui esercito militavano numerosi albanesi — che Giorgio Castriota cominciasse a meditare il disegno di staccarsi dalle armi ottomane. Infatti, quando nel 1443 Giovanni Hunyady infliggeva presso Nisc una grave sconfitta all’esercito di Murad II, il Castriota, nel disordine che seguì alla disfatta, raccolta una truppa di trecento albanesi, estorceva al guardasigilli del Sultano un atto con il quale egli era nominato Governatore di Cruja, e raggiungeva a marce Contadine albanesi della montagna